mercoledì, novembre 09, 2005

Gli zingari rubano i bambini?

E' la seconda volta che Castelli fa pressioni sui giudici dopo che questi hanno scarcerato delle zingare accusate da una mamma di aver provato a rapire il loro figlio.

La prima volta il giudice ritenne ridicolo che gli zingari avessero parlato tra loro dicendo "prendi bimbo" in italiano, come denunciato dalla mamma a unica prova della loro colpevolezza (le zingare infatti non si erano avvicinate) ed effettivamente il giudice ritenne vera l'ipotesi che una terza persona, probabilmente non zingara avesse detto al bambino quelle parole perché gli era caduto un giocattolo.

La seconda volta altre zingare sono state scarcerate con motivazioni simili. E Castelli, ministro della Giustizia, ha tuonato.



Ho scritto un'e-mail al caro Castelli:
Non si scherza su tematiche serie come quelle sui rom e sinti! Se si alimentano le leggende urbane sui bambini rapiti da rom, si compie un grave reato morale e giuridico. Sto valutando varie ipotesi in caso di mancata smentita del vostro ministro, tra cui querele a nome del popolo rom. Aspetto una spiegazione.


Prima di pubblicare una serie di articoli, voglio ricordare che mai uno zingaro della storia giuridica italiana ha rapito un bambino (a quanto risulta dalla magistratura).






Miguel Martinez

Il peggiore di tutti i falsificatori dei fatti di Lecco è stato Bruno Vespa, con la devastante potenza mediatica di cui gode (non dimentichiamo come creò dal nulla il "musulmano cattivo", Adel Smith). Il 10 febbraio, Porta a Porta è stato dedicato a due casi: quello di Lecco e la sentenza del giudice Clementina Forleo. Purtroppo non ho registrato la trasmissione, ma ricostruisco a memoria gli elementi fondamentali, perché sono ricchi di insegnamenti sul mondo in cui viviamo.
Lo spettacolo era su due piani: da una parte, un elegante e amichevole duello tra destra e sinistra; dall'altra, un feroce massacro compiuto congiuntamente da destra e sinistra contro le romnijà di Lecco e contro Muhammad Daki, un giovane marocchino che era stato appena assolto dall'accusa di terrorismo internazionale.
Chi getta le premesse dei discorsi, ovviamente li controlla.
A Porta a Porta, la discussione era:premesso che gli zingari rubano bambini e che i marocchini mettono bombe, i magistrati che li lasciano liberi sono rappresentativi di tutta la magistratura o sono mele marce? A tutti i telespettatori d'Italia scegliere.
Lo sfondo dietro Vespa infatti è un fermo-immagine demenziale dello stesso Daki, forse scelto per somigliare a una foto di Osama bin Laden. Se somiglia a bin Laden, deve essere colpevole, no? Ma durante la trasmissione, Daki viene intervistato nello studio del suo avvocato, Vainer Burani. Scopriamo così che Muhammad Daki è un ragazzo dal viso simpatico, che non somiglia per nulla al pauroso mostro che campeggiava alle spalle di Vespa.
Per creare un equilibrio apparente sono presenti, per la destra, Roberto Calderoli, per la sinistra Di Pietro.
Veramente illuminanti, a proposito della contrapposizione Polo/Ulivo, le risate complici con cui entrambi istigano Vespa a infierire su Daki: Vespa, con battute, insulti, prese in giro, cerca infatti di provocare Daki. Con la sua incommensurabile superiorità linguistica e di esperienza mediatica, Vespa presenta Daki come un terrorista, giudizio condiviso con entusiasmo da Di Pietro. Di Pietro, per quel poco che riesce a dire tra le risate, sostiene che lui personalmente avrebbe certamente condannato Daki. E soprattutto, il pubblico non si preoccupi, non tutti i magistrati italiani sono come la Forleo.
Vespa passa poi a parlare dell'episodio di Lecco. Per tre o quattro volte, parla esplicitamente delle "nomadi" o delle "zingare" che "hanno cercato di portare via una bambina" a Lecco. E' interessante vedere come Vespa si fermi di fronte all'ovvia definizione delle signore in questione come rumene: è un termine che Vespa non adopera mai. Non esiste l'ambasciatore dei "nomadi", ma quello dei rumeni sì, e potrebbe magari pure protestare.
La sceneggiatura demonizzante è in un certo senso geniale: c'è un'intervista, segnata da profonda simpatia e condivisione, con la madre e il padre della bambina, ripresi di spalle "per evidenti motivi". Così, si cerca di far risaltare la minaccia assolutamente inesistente che graverebbe sulle teste dei due. Ma c'è anche un altro elemento più sottile: proprio perché non si vedono i loro visi, i due diventano tutti i giovani genitori d'Italia, tutti ugualmente minacciati, prima dal terrorista marocchino e adesso dalle zingare rapitrici.
La madre dice che la "nomade" è arrivata "a una decina di centimetri" dalla bambina che era nel passeggino. La madre dice di aver preso al volo in braccio la bambina, senza specificare come abbia fatto a slegarla in un istante. Chiunque abbia slegato un bambino da un passeggino sa che non è un'operazione istantanea, e quindi viene da sospettare un po' di confusione da parte sua.
Straordinaria la prova che la madre più volte porta a dimostrazione delle intenzioni delle romnijà: non hanno rubato la sua borsa, "quindi cos'altro potevano volere"? Fermiamoci un attimo. Se una zingara non ruba, vuol dire che ha in mente qualcosa di peggiore. Poi ci si chiede perché gli zingari non trovano lavoro. Anche se sarebbe più corretto dire che gli zingari che hanno la fortuna di trovare un lavoro evitano di dire di essere zingari...
Poi il colpo di scena: il marito che dice di aver visto - cioè qualcuno che conosce gli avrebbe detto di aver visto - le stesse romnijà nel suo quartiere il giorno dopo, "sicuramente" lì per rapirgli di nuovo la bambina. Quella bambina evidentemente interessa l'Internazionale Rom.
Infine, la voce della scienza: Simonetta Matone, della procura minorile di Roma, dice, "non voglio alimentare leggende metropolitane" e poi le alimenta nella maniera più subdola:
"...però quando vengono fermati, spesso non si riesce a stabilire di chi sono figli". C'è una mezza verità assolutamente fuorviante in questa dichiarazione. Chiunque abbia una minima dimestichezza con storie di immigrati conosce gli incredibili stratagemmi che sono richiesti per risolvere problemi, che nemmeno esistono per i cittadini italiani.
Pensiamo a una donna che abbia un permesso di soggiorno in regola, ma che nasconda a casa sua il fratello clandestino e il figlio di lui. Se la polizia ferma per strada la donna con suo nipote, è molto probabile che la donna dirà che è il proprio figlio.
In tutta la trasmissione, nessuna voce, nessuna, nessuna, che si alzasse per condannare la mostruosa calunnia dei "rapimenti dei bambini".
Ma tutto questo, lo spettatore medio non lo vedeva nemmeno, e questa è forse la cosa più terribile: vedeva solo una banale polemichetta tra destra e sinistra sulla magistratura. Non poteva cogliere il linciaggio dell'immigrato marocchino, perché è ovvio che gli immigrati marocchini sono tutti terroristi; e per lo spettatore medio, che gli zingari rubino i bambini è ovvio quanto poteva essere una volta pensare che gli ebrei li sacrifichino a Pasqua, o come il cittadino medio dell'Alabama sapeva che i negri stuprano le belle donne bianche.
Non c'era nulla di strano, e proprio questo è terribile. La banalità del male.
Ma perché il male è così banale e ovvio? (http://www.kelebekler.com)






Razzismo leghista
Le zingare rubano i bambini
di Franco IsmanIl ministro delle Riforme, il leghista Roberto Calderoli, chiede l'intervento del presidente della Repubblica: «Ciampi non può più tacere e non agire di fronte a episodi tanto eclatanti che rischiano di far venir meno la fiducia nella magistratura» e ancora: «avanti così non si può proseguire, io intendo proporre l'elezione della magistratura inquirente: quando i magistrati verranno eletti dal popolo certi giudici dalle nostre parti non si vedranno più in giro».Non dimentichiamo che Calderoli è lo stesso che aveva istituito una taglia per l'omicidio del benzinaio di Lecco, l'omicidio di un cittadino “padano”. E poi si è dovuto constatare che l'omicidio era stato commesso da due sbandati, anch'essi “padani”.«È un fatto allarmante e non si può far finta che non sia successo niente — commenta Antonio Marziale, presidente dell'Osservatorio sui Diritti dei Minori — si tratta di un provvedimento inaccettabile e pericoloso. Se la magistratura l'ha adottato vuol dire che l'impianto legislativo è farsesco. La disinvolta derubricazione del reato dimostra quanto il livello di sicurezza sia deficitario». Ora per Marziale, « è necessario che le istituzioni garantiscano l'espulsione immediata delle due nomadi ».E perché non il rogo?Alcuni fatti che risultano dalle cronache e dalle interviste.Il fattaccio è avvenuto in pieno centro di Lecco, nel vicolo che collega il sagrato della basilica di San Nicolò con via Parini, in quel momento deserto. Nessun testimone quindi.Le zingare avevano il loro campo vicino a Milano, probabilmente andavano a “lavorare” (si fa per dire) a Lecco in treno, ma questo non è stato detto.Le zingare erano frequentatrici abituali della zona, la mammina che ha denunciato il tentato rapimento ha dichiarato che da due o tre mesi stavano ferme davanti a quel vicolo «E tantissime volte ci sono passata davanti; ma, al massimo, mi chiedevano l'elemosina, nulla di più».Le ricerche sono scattate dopo che la mamma era sfuggita al supposto tentativo di aggressione e si era rifugiata a casa, e le zingare sono state rintracciate in un bar nei pressi.Dopo mesi di indugio le zingare l'altro giorno hanno deciso di “passare all'azione” e, fallito il tentativo, sono tranquillamente rimaste in zona !Non metto in dubbio la buona fede della mamma che si è sentita aggredita e che, addirittura, ha avuto l'impressione che zingare e zingarella tentassero di portarle via la bambina. Ma mi domando e domando: come si fa a condannare due persone per “tentata sottrazione di minore” solamente sulla base di questa impressione ? Oppure perché la polizia ha acriticamente avallato questa interpretazione dei fatti ? Questo semmai è il punto grave della vicenda. Questa presunzione di colpevolezza per le sgradevoli zingare che, poveracce, vengono evidentemente convinte ad accettare il patteggiamento, che rappresenta una implicita ammissione di colpevolezza e preclude la possibilità dell'appello.E a questo punto l'episodio viene gonfiato, si sparano titoli colpevolisti in prima pagina, si chiede l'espulsione delle presunte colpevoli: una vera e propria caccia alle streghe.E Barbiellini Amidei sul Corriere di oggi, sempre in prima pagina, scrive:“Di rado una notizia va immediatamente a fondo nell'immaginario collettivo quanto l'impunita circolazione di due ladre di bambini colte sul fatto. Spaventa la gelida distanza fra la lettura solitaria della norma e la percezione generale del pericolo. Guai a lasciare spazio in mezzo alla gente alla sensazione di non essere difesa a sufficienza. Attraverso questa porta si infilano sentimenti irrazionali, dalla xenofobia allo « sceriffismo »”.“Ladre di bambini colte sul fatto”: quello che spaventa è l'assoluta presunzione di colpevolezza. Poi, Barbiellini Amidei, in un inciso finale messo fra parentesi dice:“(Una parola sui rom. La memoria del mondo impone di rendere finalmente onore anche al loro martirio. Fu un vero genocidio di nomadi, perpetrato dai nazisti con la stessa crudeltà dimostrata contro gli ebrei e contro gli omosessuali.Quelle due nomadi sciagurate buttano ancora un'ombra sul loro popolo, che tanto ha sofferto. La cronaca della piccola criminalità è oggi purtroppo popolata di nomadi che avviliscono lo slancio dei molti fra loro che invece patiscono immeritatamente il pregiudizio sociale che li bolla tutti come « ladri » . È un motivo in più perché quelle due ladre di bambini restino in carcere per un tempo credibile)”.Allora voglio riportare quanto scrive Sergio Luzzatto nella prefazione del libro “La persecuzione nazista degli zingari” di Guenter Lewy, recentemente pubblicato:“Con la loro cultura nomade gli zingari rappresentavano per i nazisti un'inaccettabile anomalia dell'ordine sociale e minacciavano la «purezza della razza». Perseguitati e deportati nei campi di sterminio vi morirono a migliaia: una strage assai poco conosciuta e troppo spesso dimenticata. Sudici, pigri, infidi, disonesti: i peggiori stereotipi legati all'immagine degli zingari circolarono tanto piú diffusamente nella Germania hitleriana, quanto piú l'ideologia nazista era fondata sul mito della purezza della razza e sull'incubo rappresentato dai cosiddetti «asociali». Alla prova dei fatti, i pregiudizi negativi non mancarono di tradursi in pratiche discriminatorie e persecutorie”.Adesso vengono bollati come ladri di bambini, molto peggio





E' la solita storia. Attribuiamo agl altri i nostri vizi e poi li picchiamo.
Da la Repubblicadell'11 febbraio 2005
I comunisti non mangiano i bambini, gli ebrei non li sacrificano al loro Dio, gli zingari non li rapiscono. Si sa che i pregiudizi sono proiezioni di timori irrazionali, personali e collettivi, e che, come diceva Einstein, "è più facile disintegrare un atomo che un luogo comune". Era dunque ovvio che la contestabile sentenza di Lecco avrebbe rilanciato l’ossessione e la leggenda della corte dei miracoli celebrata da Victor Hugo. Infatti i leghisti hanno affisso i loro manifesti elettorali "giù le mani dai nostri bambini" appropriandosi appunto del pregiudizio sul misterioso popolo dei ladri di neonati che, come insegnano i libri di storia, è addirittura un postgiudizio.In Europa si cominciò a pensare già tra sei e settecento di assorbire il problema del nomadismo "eslege" togliendo l’acqua al mondo irregolare degli zingari, vale a dire sottraendo i loro bambini agli accampamenti diseducativi per affidarli ai contadini e alla dolce e soda cultura stanziale della zappa. In tutta l’Europa centrale, che registrava il tasso più alto di popolazione zingaresca, per ben tre secoli decreti e leggi furono emanati per "liberare" quei bambini dai loro genitori naturali, sino alla soluzione finale nazista e dunque all’internamento di adulti e pargoli, tutti irrecuperabili come gli ebrei. Ne furono sterminati più di cinquecentomila.In questo nostro pregiudizio così antico e radicato c’è forse dunque un’astuta operazione di prestidigitazione storica per mettersi in pace con la propria coscienza puerofila e familistica. Insomma eravamo noi a rubare i loro bambini e invece nel fondo oscuro dell’immaginario collettivo da più di tre secoli sono loro a rubare i nostri.La prima domanda da porsi è dunque: davvero gli zingari rubano i bambini? A Lecco il segretario provinciale della Lega ha denunciato "il tentativo di rapire una giovane padana". E nel manifesto della Lega c’è scritto: "leggerete il futuro nelle nostre manette", che è il contrappasso promesso alle zingare divinatrici le quali, mentre ti leggono la mano o i tarocchi o i fondi di caffè, non solo fregano i portafogli dalle tasche, ma anche i figli dalle culle. I leghisti che, a firma del ministro Castelli, hanno preparato un disegno di legge per lo sgombero dei campi, cavalcano dunque la leggenda dei camerieri di Dracula, le carovane del film di Francis Ford Coppola, delle streghe esotiche e delle saghe notturne, le femmine dei rapimenti demoniaci che organizzano il racket dei mendicanti, allevano schiavi e li nascondono nei loro accampamenti ai margini delle città come in una specie di Aspromonte imprendibile. Si sa che la Padania, quella di ricchezza recente, è tremebonda come i kulaki sotto il potere bolscevico ed ha bisogno di mostri e di capri espiatori. Sino a una generazione fa, era infilata nell’albero degli zoccoli, con un reddito inferiore a quello della Sicilia. Rapidamente opulenti, questi falegnami diventati mobilieri e questi scarpari evolutisi in calzaturieri appunto come i kulaki vedono bolscevichi dappertutto: nei meridionali, negli sloveni, nei croati, negli extracomunitari neri, e ovviamente negli zingari che sono il massimo del "bolscevismo" perché rubano i bambini e, magari, se li mangiano pure.La Padania, tra le tutte le zone d’Italia, è la più esposta a cadere preda dei pregiudizi e degli umori razzisti. Ogni fenomeno illegale che sta dentro la fisiopatologia della modernità qui può diventare una minaccia apocalittica. Ecco perché il tentato rapimento della bimba di Lecco è il dettaglio che annuncia la calata degli Unni. Ed è una Attila "annebbiata dall’ideolgia marxista e buonista" il magistrato Cristina Sarli che a Lecco, con il rito del patteggiamento, per sottrazione di minore ha condannato a otto mesi e ha rimesso in libertà le due nomadi. Come si sa, una mamma le accusava del tentato ratto della sua bambina. Secondo i cronisti del quotidiano di Lecco La Provincia, che meglio di tutti hanno seguito la vicenda, né il giudice né il pubblico ministero e neppure l’avvocato difensore d’ufficio hanno potuto stabilire e provare con certezza che davvero si era trattato di un tentativo di sequestro. Non c’erano testimoni e, alla fine, il pubblico ministero, che si chiama Luca Masini ed è considerato molto severo, non ha creduto completamente alla versione un po’ confusa e contraddittoria della madre. Temendo dunque che al processo le due nomadi sarebbero state assolte, ha patteggiato la pena minore. E il giudice ha accettato il patteggiamento.Intendiamoci: questa sentenza non ci piace e ha ragione Castelli quando dice che bisognava o assolverle o condannarle severamente. La sentenza, con i suoi giochi di ombre, somiglia alla diagnosidi "quasi incinta". Era rapimento o non lo era? Non esiste il "mezzo rapimento". Ma le ragioni di Castelli si fermano qui. Che tra gli zingari ci siano abilissimi ladri di portafogli e svaligiatori di appartamenti è facilmente dimostrabile, ed è certo che sono dediti all’accattonaggio pietoso e spesso aggressivo. C’è anche una pessima retorica all’incontrario sugli zingari, sui ribelli, i banditi, la Carmen dionisiaca di Berlioz, le fisarmoniche, gli artisti, i coltelli. È la faccia concava dell’ottusità convessa, quella dei pregiudizi; fa il paio con la leggenda dei furti dei bambini. È la poesia dell’accattonaggio, la presunta bellezza esotica e imprendibile della maga Esmeralda che protegge il povero gobbo di Notre Dame... È insomma la retorica rovesciata dei miserabili, degli umili manzoniani, le "Anime perse" di De André, con l’idea che non bisogna chiamarli zingari ma Rom o Sinti, che i campi sono belli come accampamenti indiani nel bel mezzo delle metropoli, che i lori riti tribali sono gioia...Gli zingari sono dei profughi apolidi, gente che non sta da nessuna parte. Non ci piace la retorica che li beatifica, ma non sono ladri di bambini. E anche se quelle donne di Lecco davvero avessero tentato di rubare quella bambina, non risulta che gli zingari siano il popolo che ruba i bambini. Nelle statistiche del ministero degli Interni non c’è un solo precedente. È vero che non esistono statistiche serie sui furti di bambini, che rimangono una specialità della malavita organizzata: per il commercio sessuale, per la prostituzione, per il traffico delle adozioni. In Italia c’è un’antica tradizione orale che attribuisce agli zingari tentativi di sequestri nei mercati, per la strada, dalle macchine. E c’è anche la leggenda che i rapimenti stiano alla base dell’industria di espianti e impianti di organi, con elicotteri a motore acceso e svelti camioncini adibiti a sala chirurgica volante per rapire e subito consumare. Non ci sono dati reali e non ci sono neppure sospetti sui nomadi nelle sparizioni che tutti conosciamo, quelle di Angela Celentano, Mariano Farina, Salvatore Colletta, Pasquale Porfida, Benedetta Adriana Roccia, Santina Renda... sino al caso recente di Denise Pipitone a Mazara del Vallo. Del resto, se gli zingari rubassero davvero bambini, nell’Italia che è la vera patria della sacra famiglia e che del Cristo iconograficamente stracelebra la puerizia, nell’Italia dove Dio è bambino... allora sì che diventeremmo tutti jihadisti cristiani. Perché tutto in Italia tolleriamo, anche Castelli e Borghezio, ma sui figli no, quelli sono "piezz ‘e core", e non solo a Napoli.






Ecco un articolo, in alcuni tratti esagerato a mio parere, ma vi ricordo che 80 anni fa i bambini italiani lavoravano, e la criminialità era allo stesso livello di quella rom. E' la marginalità e il degrado urbano e culturale che portano all'illegalità.

Considerazioni sui luoghi comuni nei confronti degli "zingari"

Note sull'uso dei termini "zingaro" e "nomade".
La parola "zingaro" di per sé non è dispregiativa, come non lo sarebbe la parola "negro". Sfortunatamente un uso sbagliato di queste parole fanno, alla lunga, diventare scomodo il loro uso. Il termine "zingaro" ad esempio è corretto se nella trattazione ci si riferisce ad un insieme di gruppi molto eterogenei tra loro, per lingua, cultura, valori, modi di vita. Se si vuole invece far riferimento a gruppi particolari, è più appropriato utilizzare termini più specifici.
Dire, ad esempio, "gli zingari chiedono l'elemosina" è errato in quanto alcuni gruppi di zingari, come ad esempio i Sinti, non praticano l'elemosina in nessuna circostanza. Dire invece "gli zingari rubano" è errato per il fatto che il furto è sempre un comportamento individuale e deviante, condannato da tutti i gruppi.
Il termine "nomadi" va usato solamente nel caso si stia parlando di gruppi che effettivamente praticano il nomadismo. Come spiegato di seguito, utilizzare il termine "nomadi", senza conoscere le caratteristiche del gruppo specifico a cui si fa riferimento, è errato.

Gli zingari sono nomadi?
Non tutti i gruppi di zingari esistenti sono nomadi: alcuni sono nomadi, altri vorrebbero solamente vivere in caravans, altri ancora sono stanziali, hanno sempre vissuto in case e vogliono vivere in case. Sono molti gli esempi in italia di Rom che vivono in case, sia perché loro stessi si sono trovati una casa, sia perché gli è stata assegnata una casa popolare.
In generale, molte famiglie di Sinti preferiscono vivere "su ruote" pur essendo in gran parte stanziali. Tuttavia sono moltissime le famiglie di Sinti che vivono in abitazioni.
Inoltre, lo stile di vita delle minoranze, compreso lo stile di vita nomade, è tutelato da leggi internazionali, nazionali e regionali. Per questa ragione i Comuni si devono attrezzare con luoghi di sosta sia per persone che vivono "su ruote" senza viaggiare, che per persone, che a causa delle loro attività e stile di vita, si spostano.

Il "pericolo" dei campi zingari.
Non è vero che se i Comuni attrezzano luoghi di sosta o transito, aumenti in Italia la popolazione di zingari. Dopo un aumento dei Rom provenienti dall'ex Jugoslavia e da paesi come la Romania, a causa delle persecuzioni e della guerra, la situazione si è ora stabilizzata. Si ricorda che quasi tutti questi gruppi sono formati da famiglie stanziali, e che molti sono scappati da persecuzioni ed avrebbero quindi il diritto allo status di rifugiati. Se molte di queste persone vivono in campi, ai margini della società, è per inefficienza o colpevole mancanza delle amministrazioni locali.
Ovviamente tutti i Comuni devono responsabilmente considerare che se non sostano in un luogo sosteranno in un altro. L'affermare "che vadano da un'altra parte" non è civile ed è indegno di una qualunque amministrazione locale.
Vi sono inoltre gruppi che hanno sempre vissuto in determinate zone e a cui si devono trovare delle sistemazioni in quelle stesse zone: i Sinti veronesi ad esempio, sono nati, vissuti e risiedono sul territorio, ed hanno quindi il diritto ad una sistemazione sul territorio.
Attrezzare aree di sosta regolari, nel rispetto della dignità delle persone e dei criteri igienico sanitari, costa meno che assegnare case popolari. Non è vero quindi che questi "particolarismi" costino maggiormente alle amministrazioni. La stessa Legge Regionale prevede che le aree vengano, di preferenza, date in autogestione e che i residenti paghino le spese delle utenze ed un affitto mensile. In Veneto, non costa nulla ai Comuni attrezzare un'area, visto che vi sono fondi regionali a disposizione.
Chiaramente va fatta una seria pianificazione: se gli interventi sono sempre di emergenza si finisce con lo spendere molti soldi. Stranamente, vista la pressione della "gente" contro i "campi zingari", le amministrazioni locali preferiscono agire solo nell'emergenza, per tamponare situazioni oramai al limite della tollerabilità. Un amministrazione seria, invece, che decidesse per una seria pianificazione delle aree di sosta sul territorio, otterrebbe una serie di vantaggi, tra cui:
ottimizzare la spesa;
creare delle aree dove le persone possano vivere bene e quindi possano più facilmente integrarsi nel tessuto sociale, con tutti i diritti e doveri che questo comporta;
mostrare alla popolazione che una pianificazione seria e ben fatta ha conseguenze positive e che la "gente" ha scelto bene i propri amministratori, e che questi non agiscono su spinte populiste come chiunque è capace di fare, ma sono in grado di ottimizzare le risorse a disposizione e pianificare interventi cha abbiano un impatto duraturo sul tessuto sociale;
quando le persone si sentono meno escluse e discriminate, risulta più facile il dialogo e una serena integrazione, e questa integrazione vuol dire anche una maggiore indipendenza economica e dai servizi di assistenza;
Vi sono molti casi in cui, dopo sollevazioni popolari contro una seria pianificazione delle amministrazioni, la gente ha compreso la serietà degli interventi e apprezzato questi interventi.
Se invece non si interviene in maniera pianificata e intelligente, l'emergenza continuerà in un modo o nell'altro, l'integrazione sarà più difficile, le spese saranno meno produttive e sul lungo periodo si sarà facilitata l'esclusione di persone che dipenderanno di più dal sistema.
Se inoltre non vi sono sufficienti aree di sosta sul territorio nazionale, come si può pretendere che non sostino in aree abusive o irregolari? Si ricorda anche che non è possibile sostare neppure su un terreno privato se non vi è un'autorizzazione del Comune, e in questi casi risulta difficile avere tutti gli allacciamenti necessari per condurre una vita dignitosa. Per questa ragione i Comuni devono attrezzare aree di sosta regolari, e per questa ragione si consiglia che vari Comuni concordino azioni in modo da attrezzare l'intero territorio con aree di sosta regolari.
Molti gruppi sono spesso disposti anche ad acquistare terreni che possano però essere messi a norma ed attrezzati secondo la legge. In questo caso il Comune può acquistare ed attrezzare il terreno e chiedere ai residenti di gestirlo e di acquistarlo a rate mensili.
Ciò che invece risulta più complicato è chiedere ai Rom e ai Sinti di acquistare un terreno agricolo e attrezzarselo: questo perché su un terreno non edificabile non è possibile ottenere allacciamenti regolari di acqua, luce, gas e in modo particolare l'allaccio fognario.
In ogni caso si ricorda che la legge regionale predispone fondi per la costituzione di aree di sosta e che le spese non ricadono quindi sul bilancio dei Comuni. La poca volontà dei Comuni nel rispettare questa legge, è dovuta quindi non a problemi di bilancio, ma al non voler risolvere questioni risolvibili, per populismo e scelte opportunistiche.
Chiaramente vi sono cose che non piacciono a tutti i cittadini, ma rientrano nei doveri che tutti dobbiamo rispettare per vivere in una società civile. Forse non a tutti piace dover prendere il proprio sacchetto della spazzatura e buttarlo nel cassonetto, ma se lo buttassimo fuori dalla finestra non sarebbe civile. Forse non a tutti piace pagare le tasse, ma si ottengono dei servizi e si rende questa società più giusta; ovviamente se le tasse sono spese male da parte delle istituzioni, abbiamo diritto di lamentarci, se vi è corruzione dev'essere scoperta e combattuta, se le scuole pubbliche hanno dei problemi vanno migliorate. Lo stesso vale per i campi di sosta: se sono fatti bene, se le istituzioni pianificano la spesa con cura, se vi sono controlli nella gestione, alla fine la società migliora e viviamo tutti meglio ottimizzando le spese.
Così come ogni cittadino ha diritti e doveri, la stessa cosa vale per i Comuni. Ogni cittadino ha diritti e doveri perchè gli interessi di tutti vanno tutelati se non ledono altri cittadini. Anche i Comuni hanno dei doveri, che servono affinché, per favorire gli interessi di un Comune, non se ne calpesti un altro.

Gli zingari non lavorano?
Dire gli zingari non lavorano è come dire che Verona è una città razzista. Non bisogna mai credere alle generalizzazioni.
Ricordiamo che quando si parla di "zingari" si parla di un mondo molto eterogeneo, che tra gli "zingari" vi sono cittadini italiani, stranieri regolari, profughi e stranieri irregolari. A molti datori di lavoro non interessano queste distinzioni e se sanno che una persona è uno zingaro, difficilmente gli danno un lavoro oppure gli offrono un lavoro in nero. Tuttavia ci sono anche molti datori di lavoro seri e molti Sinti e Rom hanno sia lavori dipendenti che attività in proprio.
I vari gruppi di zingari svolgono le attività più disparate. Molto dipende dalla loro provenienza e dalle esperienze lavorative avute in precedenza. Alcune di queste attività sono state tramandate, altre sono un'attualizzazione di quelle tradizionali, in altri casi si tratta di nuove attività e di lavori dipendenti. Alcuni si dedicano al commercio, altri si dedicano ai lavori stagionali in agricoltura, altri ancora al piccolo artigianato.
Certo la disoccupazione colpisce questi gruppi più di altri dovuto alla loro marginalità sociale. Ma questo è un risultato della disuguaglianza economica e dell'emarginazione, e non è un'equazione raziale o etnica che vorrebbe giungere alla conclusione che gli zingari sono dei cialtroni.
Purtroppo è vero che più un gruppo è spinto fuori dal contesto sociale ed economico, più può propendere a svolgere attività altrettanto fuori dal contesto, includendo attività illecite. Questo avviene in tutto il mondo ed in tutte le etnie. Una serena integrazione e una lotta contro la discriminazione etnica sono le armi migliori per prevenire che questo accada.

Gli zingari non pagano le tasse?
Il Nord Est è famoso per la sua evasione fiscale, e non perché vi siano tanti zingari. Tutti i lavoratori dipendenti pagano le tasse, tutti i giostrai pagano le tasse: ai lavoratori di queste due categorie risulta molto difficile evadere le imposte, e questo non solo nel caso degli zingari. Per tutti coloro che hanno un'attività in proprio, spetta a chi di dovere controllare che paghino il dovuto.
A causa di questi luoghi comuni ignoranti, gli zingari sono tra i gruppi più controllati dalle forze dell'ordine, e possiamo quindi dormire sogni tranquilli.
Purtroppo vi sono molti italiani "per bene" che approfittano delle condizioni disagiate di certi gruppi di Rom e Sinti per farli lavorare in nero o per rifilargli dei bidoni.
Un piccolo esempio: sulla questione dei terreni da acquistare, sono purtroppo molti i casi individuati di gruppi di Rom stranieri che hanno acquistato a caro prezzo un terreno da un privato, rivelatosi poi vincolato perché terreno alluvionale, di esondazione o con vincoli di tipo naturalistico. Questi casi accadono perché molti Rom stranieri non conoscono bene la legge italiana, e alcuni gruppi cercano terreni vicino a corsi d'acqua. Approfittare di situazioni di necessità e della scarsa conoscenza delle leggi è da considerarsi puro sciacallaggio.

Non pagano le bollette?
Anche questa affermazione risulta ridicola: controlliamo forse se il nostro vicino paga le bollette? No, anche perché sappiamo che se non paga, gli tagliano il servizio. Nel caso specifico dei Sinti che risiedono al Gavagnin, pagano regolarmente le utenze, ed i contatori sono stati messi solo dopo previa autorizzazione del Comune.

Gli zingari sono bugiardi?
Alcuni gruppi, quando si sentono emarginati e disprezzati hanno una grande diffidenza nei confronti degli appartenenti alla società dominante. È possibile quindi che reagiscano a questa situazione in modo da cercare di salvaguardare se stessi e il gruppo. Questo può indurre anche a comportamenti che non sono considerati "corretti" nè dalla nostra cultura, nè da nessun'altra cultura al mondo. Tuttavia sono comportamenti che possono essere giustificati in determinati contesti e nei confronti di persone che non solo non appartengono al "mio" mondo, ma appartengono ad un mondo che perseguita e discrimina il mio.
Questa è una regola universale di sopravvivenza. Ma detto questo, si ripete il concetto che questi sono comportamenti individuali e non vanno quindi generalizzati a popoli o etnie. Nel momento in cui si generalizza, questa affermazione diventa razzista.
La società dominante è quella che deve, proprio per la sua forza, cercare di essere flessibile ed aprire canali di comunicazione non ipocriti con le minoranze. Una volta che vi sia un rapporto sincero, diventa difficile mentirsi a vicenda.
Per coloro che conoscono la situazione che si è creata con i Sinti veronesi, pensiamo che chiunque abbia un minimo di sensibilità possa aver notato le bugie, i comportamenti ambigui, le promesse non mantenute e le reazioni dettate da interessi personali di amministratori locali e partiti politici veronesi. In questo clima risulta difficile accusare delle minoranze di comportamenti non corretti.
L'Assessore alla Sicurezza di Verona ha, ad esempio, affermato che il terzo sgombero era dettato da motivi di igiene, senza considerare che queste persone non avevano un posto dove andare, tantomeno un posto che potesse garantirgli di vivere in una condizione igienico-sanitaria accettabile. Ha inoltre affermato che i "cittadini" si erano lamentati, dimenticandosi che pure loro sono cittadini ed affermando in modo implicito che vi sono diverse categorie di cittadini con diversi diritti e doveri.
In tutta questa vicenda, non abbiamo mai sentito una bugia o un'affermazione incorretta da parte dei Sinti, che hanno subito le angherie di molti con esemplare dignità.

Gli zingari chiedono l'elemosina e sfruttano i bambini?
Alcuni zingari chiedono l'elemosina, altri no. Questa è un'altra di quelle affermazioni che denotano la poca preparazione delle persone. Questa poca preparazione è anche giustificabile nel cittadino medio, ma nettamente condannabile in persone con cariche istituzionali che prendono decisioni sulla vita delle persone. I Sinti ad esempio non chiedono l'elemosina, mai.
Vi sono gruppi di Rom, provenienti dall'ex Jugoslavia o da altri paesi dell'Est Europa che chiedono l'elemosina.
Siamo d'accordo sul fatto che i bambini dovrebbero invece andare a scuola e i neonati dovrebbero stare a casa, al caldo, in un luogo pulito. Tuttavia fare queste affermazioni risulta spesso superficiale per varie ragioni, che elenchiamo di seguito.
Ci meravigliamo spesso che bambini chiedano l'elemosina ai semafori, tutto il giorno, con il caldo e con il freddo, in mezzo allo smog. Non ci chiediamo mai perché sono disposti a farlo, non ragioniamo mai sulle possibili alternative che hanno queste persone, sulle alternative offerte dalla nostra società a questi gruppi. Non ci chiediamo mai dove vivono, quando tornano a casa, se il posto dove abitano non sia peggio di una giornata ad un semaforo.
Nessuno al mondo è così stupido da passare tutta una giornata a soffrire ad un semaforo quando può avere di meglio. Questi bambini avrebbero diritto a giocare in un luogo decente, a vivere in un luogo decente, alla scuola, alla salute.
Molti dei bambini che chiedono l'elemosina, non lo fanno per obbligo dei genitori, ma per scelta propria, perché si sentono in dovere di responsabilizzarsi di fronte alla difficile situazione in cui riversa la famiglia. Lo stile di vita di questo tipo di famiglie Rom fa in modo che i bambini vengano coinvolti in ogni aspetto della vita della comunità. Quanti dei nostri bambini possono essere considerati così maturi e responsabili? Quanto la nostra società deve essere considerata complice nel generare questo tipo di ingiustizie?

Gli zingari non mandano i bambini a scuola?
Questa affermazione è falsa. Nel concreto della situazione di Verona, tutti i bambini Sinti vanno a scuola, molti hanno cominciato dalla materna. Questo nonostante le difficoltà create dall'amministrazione locale, che senza una seria pianificazione, crea una costante incertezza alle famiglie.
Prima che il Comune sgomberasse i Sinti dalla zona Stadio, il Provveditorato agli studi di Verona aveva preso una posizione chiara inviando due lettere agli assessori del Comune di Verona chiedendo di non spostare le famiglie poiché molte avevano bambini in età scolare regolarmente iscritti nelle scuole. Le lettere affermavano che tutti i bambini in età scolare erano iscritti e che vi erano progetti per facilitare una serena integrazione di questi bambini nell'ambito scolastico.
Gli stessi consiglieri ed assessori che chiedono a gran voce l'integrazione di questi gruppi, e talvolta l'assimilazione, che dichiarano che gli zingari sfruttano i bambini e non li mandano a scuola, sono anche coloro che non vogliono che si faccia per loro un'area di sosta, sono anche coloro che hanno sgomberato continuamente queste persone e si oppongono ad una soluzione dignitosa nel rispetto della legge.
Ma per una minoranza, la scuola può anche essere vista come un pericolo se ci si sente emarginati e discriminati: la coesione socio-culturale interna al gruppo diventa infatti elemento importante per chi si sente minacciato dall'esterno, e la scuola può essere vista come uno strumento per assimilare i propri figli e sradicarli dalla propria cultura. Laddove la società dominante si mostri tollerante e non aggressiva, non vi sono problemi di inserimento scolastico, ed anzi la scuola è vista come un canale privilegiato per entrare in contatto maggiormente con la società dominante e apprenderne i metodi di comunicazione e gli stili di vita.
Spesso, però, i bambini non possono andare a scuola per molti motivi tra cui elenchiamo:
nel caso di Rom stranieri, se i genitori non sono in regola;
se la famiglia non ha altre fonti di sostentamento;
se i genitori dei nostri bambini non vogliono zingari sporchi nelle classi dei loro figli, perchè gli attaccano le malattie e fanno rallentare tutta la classe;
se questi bambini non hanno un luogo dove potersi lavare;
se questi bambini non hanno un luogo dove poter studiare;
se i bambini si sentono insultati e disprezzati dagli altri senza che nessuno intervenga;
se le maestre li trattano come minorati semplicemente perché hanno un diverso modo di comunicare o non parlano correttamente l'italiano.

Gli zingari rubano?
Rubano gli italiani? Alcuni sì, ma si spera che la maggior parte siano onesti. In Italia abbiamo e abbiamo avuto fior fiore di personaggi "italiani etnici" certamente non in bisogno, che rubano ed hanno rubato ai cittadini ed allo Stato.
Questo discorso non deve però giustificare il comportamento illegale di nessuno. Il rubare è condannato, in diversi modi, in tutte le società. Non esiste quindi una società dove il rubare sia considerato normale, e questo perché il rubare è un comportamento autodistruttivo per una società. Chiaro, rubare ad un' "altra" società può già essere più comprensibile, quando l'altra società non ha un sistema condivisibile di valori, quando l'altra società isola ed umilia, ed in particolare se è la società dominante.
Si è già parlato dell'eterogeneità del mondo "zingaro", quindi sarebbe già meno negativo che chi facesse queste affermazioni si prendesse per lo meno la briga di distinguere verso quali gruppi volge l'accusa.
Secondo la legge italiana, nessun cittadino dev'essere considerato colpevole fino a che non si provi il contrario. Figuriamoci quando non si rivolge un'accusa ad un cittadino, ma ad un intero gruppo etnico. Anzi, ad un insieme di gruppi etnici distinti tra loro ed unificati solo dalla nostra ignoranza.
Tra i vari gruppi di zingari, vi saranno pure alcune persone che praticano attività illecite. Probabilmente i gruppi più emarginati si dedicheranno maggiormente a queste attività. Del resto, nei quartieri delle nostre città, quelli più emarginati, il tasso di delinquenza è più alto. Non è quindi un imprinting genetico quello che spinge le persone a rubare, ma l'emarginazione, emarginazione che colpisce alcuni gruppi zingari più di altri e più della media degli italiani.
Molte persone dichiarano di aver avuto la casa "svaligiata dagli zingarelli". In molti casi chi dichiara questo non ha la più pallida idea di chi sia stato a svaligiargli la casa. In alcuni casi possono pure essere stati gli zingari. Certo, succederebbe sicuramente di meno se fossero integrati, se sentissero che la nostra società gli appartiene, e che loro appartengono alla nostra società, che ne possono condividere i valori, che vi è un clima sereno di convivenza, che vi sono spazi sociali ed economici per allevare i propri figli senza continue umiliazioni, per andare a lavorare senza la paura di tornare e non trovare più la baracca o la roulotte.
I criminali vanno puniti, non vi sono dubbi. Ma i cittadini devono anche essere messi in grado di poter rispettare la legge. Un'amministrazione che invece crea continui ostacoli ai propri cittadini, crea anche i presupposti perché sia più facile infrangere la legge.
Il crimine va anche analizzato e compreso. Non certo giustificato. E sicuramente il crimine non va strumentalizzato e usato a fini politico-elettorali. Se si vuole fare un lavoro di prevenzione, si deve intervenire proprio sul lavoro di analisi delle situazioni devianti.
Se una persona delle istituzioni dichiara che gli zingari rubano cade in un numero di contraddizioni, tra cui le seguenti:
zingaro è un termine estremamente generico e non individua neppure una particolare etnia che abbia un modo di vita omogeneo;
generalizza in modo razzista un comportamento ad un'intera popolazione;
lancia un messaggio negativo a tutti gli altri cittadini ed in questo modo istiga al razzismo;
non esprime un atteggiamento costruttivo che possa portare ad un miglioramento della situazione, non analizza, non pianifica, non comprende, sta solamente infamando ed aizzando.

Gli zingari non vogliono integrarsi?
Certo, neppure noi vorremmo integrarci in una società che ci insulta, che ci isola, le cui cariche istituzionali invece di pianificare interventi saggi, utilizzano l'ignoranza della gente per i loro interessi politici.
In ogni caso, moltissimi Sinti e Rom vivono in casa e hanno uno stile di vita oramai molto simile allo stile di vita italiano, molti sono perfettamente integrati nella società e molti hanno oramai da tempo perso le loro particolarità culturali e sono stati assimilati dalla società italiana. Ovviamente tutte queste persone non le notiamo.
Guarda caso chi afferma che certe minoranze non si vogliono integrare, di solito sono i gruppi più estremisti e razzisti, che rivendicano l'assimilazione di queste persone, senza dargli alcuna possibilità di dialogare, senza volergli dare neppure uno spazio dove vivere dignitosamente. Ci chiediamo come ci si possa integrare o assimilare delle persone se non vengono offerte opportunità e spazi civili per farlo.
Vi sono nobili esempi in Italia in cui un atteggiamento civile delle istituzioni e della società ha reso possibile un'integrazione serena. Più le minoranze si trovano in un ambiente sereno, e più facilmente si integreranno fino all'assimilazione. Quando invece si trova un terreno ostile, si deve stare all'erta, difendersi, chiudersi.
Qualche personaggio di queste fazioni a questo punto direbbe: "E allora, che se li prendano loro questi zingari!" Certamente questa non è un'analisi politica profonda. Creare problemi e scaricarli su altri. Oramai, il localismo di certe forze politiche ha raggiunto limiti ridicoli. Il Comune di Verona vorrebbe "scaricare il problema" su un altro Comune; si rifiuta l'ingerenza della Provincia perché, secondo queste forze, la Provincia sarebbe meno vicina ai cittadini; si critica la Regione per aver fatto una legge ambigua.

Perché è razzista dire che gli zingari rubano, sfruttano i bambini, …
Ogni affermazione su comportamenti sia negativi che positivi che coinvolga un'intera etnia è per definizione razzista.
Dire "gli italiani sono mafiosi" vuol dire essere ignoranti e razzisti:
ignoranti perché vuol dire che non si conoscono gli italiani a sufficienza per sapere che vi sono un sacco di persone per bene;
razzisti perché si attribuisce ad un popolo una caratteristica di comportamento, quando i comportamenti appartengono ai sigoli individui.
Lo stesso vale se diciamo che "gli italiani sono onesti": il razzismo può apparire anche in dichiarazioni fatte in positivo. Un po' di tempo fa, un personaggio della Lega Nord disse che non erano razzisti perché, ad esempio, consideravano i cingalesi bravi, puliti e duri lavoratori: questa affermazione ha gli stessi contenuti razzisti di una che dichiarasse che i cingalesi sono cattivi, sporchi e cialtroni.
Quelli che noi chiamiamo con un termine generico "zingari", sono una serie di gruppi molto eterogenei, che hanno percorso strade differenti, che hanno vissuto in paesi distinti, che ora parlano lingue diverse e hanno nazionalità diverse. Per fare un esempio, i Sinti sono giunti in Italia nel XV secolo circa, sono tutti cittadini italiani, sono pochi quelli che parlano ancora la lingua originaria di provenienza sanscrita. Vi sono anche gruppi di Rom giunti in Italia da secoli, tra cui i Rom abruzzesi e molisani, i Rom campani, i lucani, i calabresi e i pugliesi. Nel primo dopoguerra giunsero gruppi di Rom Kalderash (provenienti da Fiume) e Harvati (ossia croati).
Vi sono poi i gruppi giunti dall'ex Jugoslavia e dall'Europa dell'Est negli anni '80 e '90. I Rom Xoraxané, ad esempio, sono giunti in Italia a seguito delle tensioni e guerre scoppiate nell'ex Jugoslavia. Sono principalmente bosniaci, kosovari, montenegrini. Si chiamano Xoraxané dal Corano e sono infatti di religione musulmana. Dall'ex Jugoslavia sono giunti anche gruppi di Rom Kanjarija, provenienti dalla Serbia, dalla Macedonia e dalla Croazia e di religione cristiano ortodossa. In Italia sono giunti inoltre alcuni gruppi di Rom provenienti dalla Romania: anche queste persone vivevano in villaggi ed erano sedentari, e sono scappati dalla Romania a causa delle forti persecuzioni raziali che li stanno colpendo.
A partire dal XV secolo si cominciano ad avere testimonianze di gruppi zingari presenti in diversi Paesi dell'Europa Occidentale. I Gitani spagnoli sono giunti anche loro in Europa nel secolo XV o XVI. In Francia vi sono gruppi di Manouche, che in sanscrito vuol dire "gente", giunti anche loro circa nello stesso periodo e che presentano similarità con i diversi gruppi di Sinti italiani. In Macedonia, a Scopje vi è un intero quartiere Rom, con un sindaco Rom, sono tutti stanziali come gran parte dei Rom provenienti dall'ex Jugoslavia. Vi sono villaggi e quartieri Rom in Ungheria, in Romania, in Slovacchia e nella Repubblica Ceca.
Ogni gruppo di "zingari" ha quindi una sua storia e suoi modi di sostentarsi, alcuni hanno dovuto cambiare molto il loro stile di vita a causa degli eventi e delle migrazioni che si sono imposte.
I campi come li vediamo in Italia, sono in gran parte invenzioni nostre. Sono baraccopoli come se ne vedono in tutto il mondo, frutto della disuguaglianza sociale, e non costruzioni di un ideale Rom.
Ovviamente ci sono zingari più attenti all'igiene di altri. Molto dipende da un diverso concetto di igiene e pulizia che si deve adattare alle condizioni di vita e molto dipende dalle abitudini familiari. Del resto, chi di noi non ha parenti o vicini di casa con abitudini igieniche diverse dalle nostre? Quante volte ci si lamenta del comportamento degli altri condomini? In alcuni paesi dell'America Latina dove l'usanza è di farsi la doccia tutte le mattine, gli europei vengono considerati degli sozzoni, specialmente i francesi. Certo questa è una considerazione razzista, ancora più evidente a noi che consideriamo i francesi più puliti e ordinati degli italiani (altra considerazione razzista).

a cura di Lorenzo Monasta
del coordinamento laico antirazzista Cesar K. di Verona







Il non senso comune sugli zingari
LUCA FAZIO
Dopo sei secoli di persecuzioni, e a sessant'anni dal loro sterminio programmato, le cronache di questi giorni ripropongono il medesimo slittamento della questione zingara alla zona stregonesca. Gli zingari rubavano e rubano i bambini e si cibavano (si cibano ancora?) di esseri umani. Chiunque dotato di buon senso, come il giudice che ha rilasciato le tre presunte rapitrici, sa che a Lecco i bambini non sono in pericolo perché nessuno cerca di rapirli. E a questo punto non è importante ribadire che la destra sta solo attaccando la magistratura senza nemmeno premurarsi di leggere le carte, o guardare la realtà. Importante, cioé spaventoso, è osservare che «il comune sentire del popolo», che il ministro della giustizia Castelli agita contro i magistrati e vorrebbe iscritto nel codice penale, si nutre ancora delle stesse assurde convinzioni. Il luogo comune degli zingari ladroni cannibali e rapitori di bambini è presente in letteratura e nel melodramma. Dalla Gitanilla di Cervantes (1613) al Trovatore di Verdi (1853), dove la vicenda parte proprio dal presunto tentativo di rapimento commesso da una zingara che poi viene messa al rogo - «abbietta zingara, fosca veliarda».La storia della persecuzione degli zingari è piena di esempi edificanti del «comune sentire del popolo». In Turchia e in Albania si credeva che gli zingari scoperchiassero le tombe per cibarsi di cadaveri. Nel 1782 in un processo per antropofagia vennero accusati 200 zingari, e solo dopo feroci torture e 40 uccisioni un'ulteriore indagine dimostrò che i presunti divorati erano altrove, vivi e vegeti. L'ultimo processo per cannibalismo è molto più recente: 1927, in Slovacchia. Poi, l'olocausto.La storia è ricca anche di interventi legislativi che potrebbero ispirare i colleghi leghisti del ministro Castelli, che in questi giorni stanno facendo a gara per proporre leggi più severe contro gli zingari (un tal Boni, per ora, si limita a chiedere l'abrogazione della legge regionale lombarda «per la tutela delle popolazioni tradizionalmente nomadi»). Negli stati tedeschi, tra il 1416 e il 1774, ne furono promulgate 148. Nel 1554, Elisabetta I d'Inghilterra emanò un decreto che prevedeva la pena di morte non solo per gli zingari ma anche per chi si intratteneva con loro. Quasi ovunque, tra il 1471 al 1637, furono emesse sentenze di morte contro gli zingari: da Lucerna a Brandeburgo, in Spagna, Germania, Olanda, Portogallo, Inghilterra, Danimarca, Francia, Fiandra, Boemia, Polonia, Lituania e Svezia. Più moderno - basterà un altro presunto rapimento... - l'esempio del governo francese che dal 1765 istituì una ricompensa in denaro per chi catturava gli zingari. Nel XIX, in Danimarca, la caccia allo zingaro era addirittura una specie di sport: nel 1835, un nobile, dopo una battuta di caccia annotò «uccisa una donna con il piccolo». In Boemia si tagliava l'orecchio destro alle zingare, in Moravia quello sinistro. E così via, fino a Birkenau.Non sono solo vecchie storie se «il comune sentire del popolo», dopo quattro secoli, è ancora in sintonia con l'inquisitore Pierre De Lancre (XVII secolo): «Gli zingari vagabondi sono mezzi diavoli...imbroglioni senza patria...nascono in ogni luogo, camminfacendo e traversano le nazioni; e nei campi e sotto gli alberi fanno danze e si comportano a metà tra saltimbanchi, come al sabba». Altrimenti non si spiegherebbe perché se per un meschino calcolo politico c'è chi ripropone la streghizzazione degli zingari, dall'altra parte, a sinistra, chi dovrebbe conoscere questi meccanismi non ha il coraggio di aprire bocca e al massimo non sa far altro che richiamarsi all'indipendenza della magistratura

4 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Buon giorno a tutti, sono giorni che ho letto questo tuo articolo, ma la mia mente bacata ha rallentato i processi di pensiero. Sarebbe inutile dirti il ribrezzo che provo ogni volta nel leggere fatti come questi riportati. Sono pienamente d'accordo con te con l'idea di emailizzare Castelli, ma forse non così. Come cittadino purtroppo non puoi fare eccessive pretese ("valutando varie ipotesi in caso di mancata smentita del vostro ministro, tra cui querele a nome del popolo rom"). Dovremmo far presente la problematica al comune, in quanto, come non tutti sanno, si è immerso in un progetto di accoglienza e di scolarizzazione di alcuni (purtroppo sono pochi ancora) bambini rom, proprio nelle zone più calde. La questione è delicata, le leggende sono difficili da buttar giù, non perchè un politicante da quattro soldi bestemmia sul genere umano, ma perchè è prorpio il genere umano, in parte, a necessitare della leggenda. E' un bisogno insito nella nostra natura, e ciò che ci spaventa, non è tanto il diverso, quanto l'idea che abbiamo dei suoi costumi, e della sua felicità. Sarò felice di fornirti materiale sull'inserimento dei rom nelle scuole di Roma, dei progetti che sono stati messi in atto (e bada bene che scolarizzazione e inserimento non significa manipolazione).
in bocca al lupo per il tuo blog (trall'altro me fa tajà sta parola... Blog...ehehe)
bellaa
Che

9:29 AM  
Blogger Whan said...

Blog... ora capisco perché hai avuto quegli attacchi di.. moscite (non capirà nessuno!). Adesso metterò un link al tuo blog, che sicuramente hai già fatto! Bella

11:56 PM  
Anonymous Anonimo said...

ok, forse gli zingari non rubano i bambini. forse i zingari lavorano come tutti. forse gli extracomunitari non sono tutti delinquenti. forse anche i clandestini pagano il biglietto del bus come tutti noi.
però...
però in un mondo come quello di oggi, in cui il confine tra il lecito e l'illecito è labilissimo, in cui il limite di sopportazione da parte dei cittadini "regolari" è minimo, in cui sotto i nostri occhi giorno dopo giorno si susseguono episodi di violenza da parte di "stranieri", quali che siano, oltre che di cittadini italiani perfettamente residenti e regolari, beh, in un mondo come questo, quando accadono episodi del genere è facile far scoppiare il terrore. e i giornali ci marciano, lo sappiamo benissimo. marciano sulla storia del virus dei polli, sugli aerei caduti, sulle violenze sessuali nei parchi, è vero. però quando mi arriva all'orecchio la notizia di un campo nomadi abusivo sotto le mura di recinzione del condominio di un mio amico sulla Salaria, sulla mancata tutela da parte delle forze dell'ordine quando ci si fa un incidente automobilistico con degli zingari ubriachi ("meglio far finta di nulla..."), quando un rumeno accoltella alle due del pomeriggio la moglie alla stazione di anagnina e la mia amica che scende a prendere la metro trova la polizia e un lago di sangue, allora...
...allora non riesco a dare del tutto torto né ai giornali né a chi rende noti episodi, equivoci quanto vuoi, del genere. quando ero alle medie nella mia classe c'erano dei ragazzi rom. le ragazzine hanno smesso di frequentare la scuola appena hanno raggiunto la pubertà, perché secondo le "leggi" non scritte dei rom le donne una volta tali (anche se hanno solo 12 anni)devono mettersi a casa a far figli. i ragazzini potrebbero restare a scuola più a lungo, ma di fatto abbandonano quasi subito lo studio. spero che i programmi di integrazione dei rom nelle scuole possano avere dei frutti, e che possano averli anche dei programmi di acculturazione dei gruppi di adulti, perché se i ragazzi sono plasmabili, non lo sono altrettanto gli uomini fatti. e vale per qualsiasi etnia. senza controllo, senza cultura, senza lavoro non c'è integrazione, e mi ricollego, con questa affermazione, all'altro articolo pubblicato sul blog relativo alle banlieue francesi, che anche io credevo estremamente più multiculturali degli hinterland delle città italiane. non conosco la situazione della Francia, ma l'impressione che ne ho ricavato andandoci, così come gli altri che erano con me, è stata che gli immigrati lì rivestissero ruoli di maggior importanza rispetto ai nostri clandestini, costretti a scappare con la merce che vendono abusivamente appena arriva la polizia. di zingari ne ho visti pochi: una madre con due figli in un vagone del treno, qualcuno qua e là. non ci è capitato, stando in centro di vedere campi nomadi. ma gli immigrati erano francesi a tutti gli effetti: in biglietteria, alla sorveglianza, dietro le casse nei negozi, rivestivano ruoli lavorativi che qui sarebbero impensabili.
io credo che il terrore che abbiamo noi italiani (dico "noi" perché io per prima ho paura a passare ad anagnina dopo le sette di sera o da sola in un parco)del controllo inesistente da parte del nostro governo su queste realtà sociali così evanescenti eppure così potenzialmente pericolose, sia legittimo. per questo, pur appoggiando qualsiasi iniziativa di integrazione e di "svelamento della verità" su rom, rumeni, albanesi, indiani e quant'altro, non mi passerebbe mai per la testa di mandare una mail a Castelli minacciando denunce. spererei piuttosto in un intervento del governo, quale che sia il governo, e in un controllo che impedisca episodi come quello del presunto rapimento di bambini di cui si sta parlando, sperando sempre di non sfociare in uno stato di polizia. scusate la poca tolleranza, che forse scambierete per razzismo indiscriminato, ma prima di difendere a spada tratta il "genere umano", vorrei assicurarmi che sia possibile dargli un'identità così come quella che ho io per lo stato italiano.
veronica

5:03 PM  
Blogger Whan said...

Non sono completamente d'accordo con te. Ma è anche vero che io ho una visione troppo diversa dalla visione comune per poter dare un giudizio imparziale.
I flussi migratorii avvengono per osmosi e sono inevitabili. Una famiglia immigrata della prima generazione prova rabbia per la popolazione indigena del paese in cui si traferisce, perché è costretta a tradire la propria vita, perché è invidiosa del loro benessere che ritiene di meritare anche lei(pari oppurtunità?), perché è emarginata.

A mio avviso se diamo motivi per far crescere questa inevitabile rabbia siamo colpevoli! E un modo per far questo è montare la paura da parte del governo, e conseguentemente aumentare l'emarginazione.

3:05 AM  

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